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Atrofia vulvo-vaginale, un problema sempre più sentito tra le donne

L’atrofia vulvo-vaginale colpisce molte donne in età post-menopausale e non solo.
Sono infatti in costante aumento coloro che, in seguito a chemio o radio-terapia, avvertono questi disturbi ben prima che si avvicini l’età della menopausa fisiologica il che avviene in media tra i 48 e 52 anni.
La causa è la carenza di estrogeni che riduce la vascolarizzazione e lo spessore della mucosa vaginale con conseguente riduzione della lubrificazione.

Ne consegue che i rapporti diventano progressivamente meno appaganti se non addirittura dolorosi e causa talvolta di sanguinamenti che possono essere più o meno abbondanti.
Il quadro è peggiorato anche dalla comparsa di cistiti ricorrenti che tuttavia non sono necessariamente legate all’attività sessuale.
In menopausa si osserva anche una riduzione del desiderio sessuale e con l’aggravarsi dell’atrofia vulvo-vaginale, con comparsa di dolore o sanguinamento, si instaura un circolo vizioso che comporta un’ulteriore riduzione del desiderio. Ne consegue inevitabilmente che ad una fase iniziale in cui il rapporto è più sereno per l’impossibilità di avere gravidanze indesiderate segue un periodo in cui risulta meno appagante se non addirittura doloroso fino ad essere sistematicamente evitato.

Questo fenomeno incide sulla qualità di vita ed inevitabilmente anche nel rapporto di coppia e pertanto merita di essere affrontato con consapevolezza.
Per decenni s’è tentato di affrontare l’atrofia vulvo-vaginale con rimedi locali, quali ovuli o creme lubrificanti; tuttavia, questi non riescono a bloccare ed invertire il processo che s’è instaurato a livello locale ma sopperiscono unicamente alla carenza di lubrificazione per un breve periodo e richiedono costanza nell’utilizzo.
Il trattamento laser che già da alcuni anni s’è affermato in ambito ginecologico per il trattamento non chirurgico dell’incontinenza urinaria da sforzo si è dimostrato efficace ed in grado di garantire risultati nel tempo anche nel trattamento dell’atrofia vulvo-vaginale.

Il laser inizialmente utilizzato per il trattamento dell’atrofia vulvo-vaginale è stato quello a CO2 e tra questi il più conosciuto e diffuso in ambito ginecologico è certamente il MonnaLisa Touch, tuttavia, da alcuni anni si sta affermando il laser ad Erbio che, rispetto al precedente, risulta essere più sicuro, delicato, indolore ed in grado di garantire gli stessi risultati. A questi vantaggi si aggiunge anche la maggiore versatilità di questo laser che permette di trattare efficacemente anche il prolasso degli organi pelvici ed il rilassamento vaginale che spesso consegue al parto e che comporta una riduzione della sensibilità durante i rapporti.

Come agisce:

Il meccanismo d’azione del laser si basa sull’effetto fototermico della luce laser.
Il calore diffuso nei tessuti determina una rigenerazione del tessuto con formazione di nuove fibre collagene ed elastina, vasodilatazione e formazione di nuovi vasi sanguigni che inducono un aumento dello spessore dell’epitelio e dell’idratazione dei tessuti. Questo processo rigenerativo non è immediato ma richiede tempo e la necessità di sottoporsi a 3 cicli di trattamento ma il vantaggio rispetto alle terapie locali è che risulta essere duraturo nel tempo riuscendo ad invertire il processo di invecchiamento del tessuto.

Il laser Fotona ad Erbio, rispetto ai tradizionali laser ablativi a CO2 che raggiungono temperature di 95-98°C, agisce sulla mucosa più delicatamente perché la temperatura si mantiene tra i 45 e 65°C (effetto Smooth – non ablativo) e ciò consente di non danneggiare inutilmente i tessuti, di non avere sanguinamento e pertanto risulta essere indolore.

Attualmente il trattamento laser rappresenta anche una valida alternativa all’uso di estrogeni locali e questa rappresenta spesso l’unica opportunità per le donne che hanno sviluppato un tumore estrogeno-dipendente (es. tumore della mammella o dell’endometrio) o che hanno una familiarità per questo tipo di patologie.

 

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